Il fascino della Ferrari va oltre ogni percentuale di dazi. Il presidente statunitense Donald Trump, com’è noto, ha annunciato un dazio del 25% sulle importazioni di automobili, in vigore dal 3 aprile. Un provvedimento che coinvolge appieno il marchio di Maranello. La banca d’investimento Bernstein ha pronosticato un futuro sempre roseo per il Cavallino. È probabile che la facoltosa clientela statunitense di Ferrari assorba i prezzi più elevati senza significative resistenze. Per gli analisti economici, qualsiasi aumento dei nuovi prezzi sarà attenuato dalla consapevolezza che anche le altre Ferrari nel garage del cliente hanno visto aumentare il loro valore,
Se Ferrari dovesse assorbire il dazio del 25%, la banca d’investimento stima un impatto di 3,5 punti percentuali sul margine EBIT di Ferrari e un impatto di 1,39 euro sull’utile per azione (EPS) per l’anno 2025. Bernstein prevede che Ferrari trasferirà la maggior parte del costo del dazio sui suoi clienti. Con un trasferimento completo, prevedono nessun impatto sull’EPS e solo un impatto di 1,0 punti percentuali sui margini EBIT.
La casa di Maranello conferma i target finanziari, anche se c’è il rischio – spiega – di una riduzione di 50 punti base sui margini percentuali di redditività (margini percentuali ebit ed ebitda). Le condizioni commerciali rimarranno invariate per gli ordini di tutti i modelli importati prima del 2 aprile 2025 e per gli ordini delle tre famiglie Ferrari 296, SF90 e Roma.