Mozione di sfiducia al ministro Santanchè: scatta la contestazione

E’ finita con la contestazione nell’Aula della Camera, la discussione generale sulla mozione di sfiducia contro la ministra del Turismo Daniela Santanché. In tailleur color panna, la ministra, appena terminato l’ultimo intervento, si è alzata dai banchi e ha lasciato l’emiciclo. Le opposizioni, Pd e M5S, l’hanno presa di mira gridando «Vergogna!», dato che la ministra non ha replicato, come prevede il Regolamento. Il vicepresidente di turno dell’Aula, Fabio Rampelli (FdI), è intervenuto a favore della ministra: «Colleghi, per favore, scoprite forse oggi che ci si può prenotare per la replica anche nella seduta successiva?». La ministra può prendere la parola nel giorno in cui l’Aula si riunirà per la votazione della mozione il cui voto è previsto in una delle prossime sedute della Camera.

Sette gli interventi in aula da parte dei parlamentari dell’opposizione che si fa sentire con il Dem Ricciardi: «Che differenza c’è tra la posizione del ministro Sangiuliano e la posizione della ministra Santanchè? Perché Sangiuliano è stato fatto dimettere e la stessa cosa non accade con la ministra Santanchè? Perché Sangiuliano è un gigante di etica pubblica e politica oppure Santanchè è in grado di muovere delle leve di ricattabilità che il ministro Sangiuliano non aveva?».

Anche Silvestri, capogruppo del M5S, partito che ha proposto la mozione di sfiducia, è schietto: «Non userò giri di parole per dire quanto per noi Daniela Santanché sia una ministra politicamente indegna e da quanto tempo avrebbe dovuto andarsene dal suo ruolo: lei rappresenta impunità, scarsa etica e scarso valore istituzionale, tutto quello che questa comunità combatte».

Intanto, da Milano, il ministro Matteo Salvini ha tuonato: «Uno è colpevole se è condannato in tre gradi di giudizio. Non vedo perché uno si debba dimettere per un avviso di garanzia o per un rinvio a giudizio».

By Redazione

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