Procedura di accertamento contro l’Italia per il caso Almasri

La Corte Penale dell’Aja ha attivato la procedura di accertamento contro l’Italia per il caso Almasri. La Cpi intende applicare le norme nei confronti di un paese che ha adottato un comportamento non conforme . Non conformi sono considerati l’atteggiamento e le decisioni prese dal governo italiano sul mancato arresto e la mancata consegna del generale accusato di crimini contro l’umanità. Il governo italiano ha ora trenta giorni di tempo per consegnare una memoria con la quale spiegare il motivo per cui si è prima arrivati ad arrestare il torturatore libico e poi a liberarlo e farlo rientrare nel proprio Paese con un volo di Stato. Se le risposte non saranno convincenti, scatterà l’accusa di “atteggiamento di mancata cooperazione” di cui si occuperebbe il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite

La Corte penale internazionale ha valutato negative le prime risposte giunte da Roma nei giorni in cui la vicenda Almasri si è consumata. Non solo l’Italia non ha consegnato Almasri sebbene ci fosse un mandato d’arresto inizialmente eseguito dalla Digos, a Torino il 19 gennaio, ma ha poi fornito spiegazioni fumose. 

Il 21 gennaio 2025 Almasri è stato rilasciato e riaccompagnato in Libia, senza consultazioni con la Cpi. Una risposta arriva solo alcuni giorni dopo e il ministro della Giustizia, dice alla Corte che quelle decisioni – l’arresto, il rilascio – erano esclusiva competenza del Ministero dell’Interno, quindi del ministro Piantedosi. Non è ciò che il “protocollo” prevede. 

By Redazione

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