Volodimyr Zelensky si dimetta da presidente dell’Ucraina. La richiesta rimbalza dagli Stati Uniti a Londra, dove il presidente ucraino è stato accolto con calore dai leader europei e da Re Carlo: “Non sarà così facile sostituirmi”, la sua replica.
Nelle dichiarazioni rilasciate prima della partenza dal Regno Unito, Zelensky si è detto pronto a dimettersi “in cambio dell’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Se ci sarà la Nato e la fine della guerra, allora avrò completato la mia missione”, ha ribadito Zelensky. Ma, ha aggiunto che per sbarazzarsi di lui, come vuole il Cremlino, “non sarà solo sufficiente organizzare elezioni”.
Zelensky ha detto ancora che “la strada da percorrere” per giungere alla fine della guerra con la Russia “è ancora lunga” e che un accordo per porre fine al conflitto deve essere “onesto”, “equo” e “stabile”. “Devono inoltre esserci garanzie di sicurezza molto specifiche”. L’Ucraina, ha sottolineato, “non sta parlando” di alcuna concessione oggi, perché sarebbe “sbagliato” e sta “ascoltando segnali da vari partner”.
Il Consigliere per la sicurezza nazionale Usa Mike Waltz era tornato ieri alla carica sottolineando che gli Stati Uniti hanno “bisogno di un leader che possa trattare con noi, trattare con i russi quando sarà il momento e porre fine a questa guerra”.
“Al momento Zelensky non ha altra scelta che fare marcia indietro e accettare i termini posti da Trump”, ha scritto il Presidente Usa su Truth. Donald Trump aveva definito Zelensky un “dittatore” prima di ricevere il Presidente ucraino alla Casa Bianca venerdì. Il Presidente americano aveva usato le stesse argomentazioni, fallaci, del Cremlino. Tanto che Zelensky lo aveva accusato di trovarsi nella stessa bolla informativa russa.
Per i fedelissimi colonnelli trumpiani Elon Musk e Tulsi Gabbard a nulla è valsa la solidarietà europea nei confronti di Zelensky. “I leader dell’Ue e Zelensky si riuniscono per cene eleganti mentre gli uomini muoiono nelle trincee. Quanti genitori vedranno più i loro figli? Quanti figli non vedranno più i loro padri?”, ha scritto con toni populisti dopo la fine degli incontri a Londra il ceo di X. I Paesi europei che hanno ribadito il loro sostegno a Zelensky dopo che è stato cacciato dalla Casa Bianca “non sono impegnati per la causa e per i valori della libertà e non credono nella pace”, ha affermato la direttrice dell’intelligence nazionale, a chiusura del fine settimana più difficile per l’Ucraina e per le relazioni transatlantiche.