I bronzi di Riace e il loro passato siciliano nel nuovo libro di Madeddu

Sarà presentato a Siracusa domani (venerdì 28 marzo) alle 18 nella sala grande del Santuario della Madonnina, “Il mistero dei Guerrieri di Riace. L’ipotesi siciliana”, nuovo libro di Anselmo Madeddu (nella foto) che contiene altre novità rispetto alla tesi secondo la quale i bronzi di Riace siano stati scoperti negli anni Settanta nelle acque siciliane. Per il medico e studioso di storia, Madeddu, i due bronzi farebbero parte di un gruppo di tre statue raffiguranti i tiranni di Gela della famiglia dei Dinomenidi (Gelone e i fratelli Gerone e Polizelo) che nel V secolo a. C. comandarono a Siracusa.

Il saggio si legge come un appassionante thriller in cui tutto ruota attorno ad alcune domande: che cosa è successo a Riace nell’agosto del 1972? Esiste davvero il “terzo Bronzo”? E che fine avrebbe fatto? Perché non si è trovata alcuna traccia della nave con cui affondarono? E perché l’archeologo americano Ross Holloway scrisse che furono trovati in acque siciliane e poi nascosti a Riace?

Madeddu fa partire da questi ed altri quesiti un’indagine storica ed archeologica che, incrociati a dati scientifici con fonti storiche, mette insieme un mosaico indiziario, imponente per numero di elementi e concordanza di dati. Un’indagine che, attraverso un originale algoritmo basato su tutte le evidenze archeometriche, lascia in piedi l’ipotesi che risale alla vittoria dei siracusani d’Imera (480 a.C.) e al sacco di Siracusa (212 a.C.). Lo studio geochimico che ha provato l’origine siciliana delle terre delle loro saldature e le rivelazioni di tanti testimoni che potrebbe nascondere una storia di archeomafia che, 54 anni fa, qualcuno tentò di occultare per sempre nei fondali di Brucoli.

F. N.

By Redazione

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